La Tela Di Gaul

giugno 26, 2009

Bellezza

Filed under: organismi in volo — by lateladigaul @ 1:19 PM

Questo post nasce dall’ascolto di varie frasi buttate qua e là e dal desiderio di esprimere la mia personale opinione. Scusate lo stile “sentenzioso” ma lo uso solo per non perdere il mio filo logico a proposito di un argomento senza limiti.
Non c’è Bellezza senza contenuto.
Non c’è contenuto senza sofferenza.
Non c’è sofferenza senza ricettività.
Innanzitutto, la ricettività. Il non lasciarsi scivolare addosso ciò che ci accade, il non raccontarsela, l’attenzione per ciò che è a noi esterno di modo che esterno non rimanga.
Poi, di conseguenza, la sofferenza, perché non credo sia possibile rimanere impassibili di fronte a certe cose, una volta che le abbiamo guardate. La sofferenza di non riconoscersi più in se stessi, del buio della mente, del puzzle i cui pezzi non sembrano più combaciare. E invece accorgersi che siamo solo noi che diamo un senso a noi stessi, a ciò che siamo. Siamo il nostro collante, la cui composizione ha bisogno di continui arricchimenti.
Infine, dato un senso a noi stessi, qualunque esso sia, appare una forma. La forma è immediatamente consequenziale, è la luce dello sguardo, un corpo dai cui occhi trabocca anima. Insomma, profondità: la bellezza piatta è superficiale, non è Bellezza.
Una creazione realizzata con questi presupposti è bella. E lo è perché aggiunge qualcosa al mondo, perché lo rende degno di essere vissuto. Non è copiata, non è messa lì a caso.
Capite che definire il contenuto è più difficile. Il contenuto può essere qualsiasi cosa, ma dal mio punto di vista, se ci sono tali presupposti, il contenuto non può essere altro che benefico.
Per esemplificare: un palazzo ben costruito che allieti lo sguardo in una caotica città è un contributo alla bellezza universale. Non perché quel palazzo è, a detta di tutti, bello (a qualcuno piace e se lo compra, a qualcuno no e ne cerca un altro, tipo), ma perché è stato fatto con intento positivo.
L’intento positivo di cui sopra è un ulteriore argomento degno di discussione. Al momento mi verrebbe da dire che è amore.
Contribuire alla Bellezza universale è un segno di amore verso il nostro pianeta e verso noi stessi. E l’atto creativo è il momento in cui il vissuto di una persona dà la vita a un oggetto.
Nell’ambiente che ci circonda, è sempre più raro vedere cose giustapposte in modo armonico. Dove per armonia intendo proprio un insieme di parti il cui intreccio rende la composizione piacevole.
Se posso riassumere con un immagine, direi che i frutti nati da piante rigogliose sono il miglior nutrimento per l’uomo. E sfamare un uomo significa metterlo in condizioni di dare buoni frutti.
Concludendo, la Bellezza non è qualcosa da inseguire, ma da coltivare dentro di noi.

4 commenti »

  1. Ciao Giulia!
    Che bella riflessione, mi è proprio piaciuta leggerla.
    Per ovvie (in quanto tu ne sei a conoscenza) vicissitudini personali, io mi sono bloccata alla sofferenza, alla “sofferenza di non riconoscersi più in se stessi, del buio della mente, del puzzle i cui pezzi non sembrano più combaciare” proprio perché non riesco a rimanere impassibile. Alle volte vorrei, ma è così difficile “restare calmi e indifferenti mentre tutti intorno fanno rumore”! La cosa grave è che non riesco a darmi un senso… Sarà l’Istologia che si ciba dei miei neuroni 😛
    Preparati per Franco!!
    Elena

    Commento di Elena — giugno 27, 2009 @ 12:47 PM |Rispondi

    • Ele! Grazie. Posso solo dirti che ti sono vicina in questo tuo percorso. E’ un percorso che non ha mai fine, ma da un certo punto in poi credo acquisti più chiarezza. Come se col tempo affinassimo gli strumenti per affrontare le difficoltà. Per lo meno in base a ciò che ho vissuto di persona. Non credo sia l’impassibilità la modalità migliore, ma nemmeno l’emotività più sfrenata. Tra due poli ci sono tante sfumature, e qualcuna di queste entra a far parte dei nostri colori.
      Franco, we’re coming!!

      Commento di lateladigaul — giugno 27, 2009 @ 3:25 PM |Rispondi

      • Si, forse l’impassibilità non è un’ottima modalità, ma per lo meno, la stasi ti permette di cogliere un attimo della vita (di solito, frenetica) per riflettere, fare autoanalisi, che sono sempre le modalità migliori per “chiarirsi”… invece fanno tutti rumore!!! Uffa 😦

        Commento di Elena — giugno 30, 2009 @ 7:20 PM

  2. Ciao! Grazie per aver condiviso con noi le tue idee sempre stimolanti. Sono d’accordo con te quando dici che l’evoluzione nasce dalla sofferenza (anche nel Castello errante di Howl, La città incantata). Però sto trovando davvero difficile sopprimere la sofferenza “di non riconoscersi più in se stessi”. Finché nel mondo ci sono tante creazioni che con la bellezza non hanno nulla a che vedere, ma abbiamo il “nostro codice morale fatto di leggi che si spiegano e si sostengono da sé” quasi fossero universali, abbiamo delle certezze in cui crediamo, allora la speranza non è attaccata, non si ammala. Ma se perdiamo noi stessi, se guardiamo delle foto senza riconoscerci più, se non vediamo la bellezza in noi, come facciamo? Sto cercando la bellezza del mio microcosmo per poterne vedere anche nel macrocosmo in cui viviamo. La bellezza è un bene prezioso. A proposito, il tuo blog è bello! ciao

    Commento di Eivs — giugno 30, 2009 @ 4:06 PM |Rispondi


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